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Miniera di Libiola

L'area mineraria di Libiola è stata, a partire dagli anni 1856-1864 fino al 1962, uno dei maggiori giacimenti di solfuri di rame e di ferro d'Italia e ha rappresentato una grande risorsa economica e sociale per il territorio.

storia della miniera

Descrizione

Storia della Miniera

L'area mineraria di Libiola è stata, a partire dagli anni 1856-1864 fino al 1962, uno dei maggiori giacimenti di solfuri di rame e di ferro d'Italia e ha rappresentato una grande risorsa economica e sociale per il territorio. Alla fine dell'Ottocento nelle miniere di Libiola, Monte Loreto (Masso, Castiglione Chiavarese) e Gallinaria (Casarza Ligure) trovavano lavoro 422 persone, fra cui 64 ragazzi e ragazze di età inferiore ai 14 anni. Una teleferica partiva da Boeno, dove si trovano alcuni edifici minerari, e arrivava qui, a Balicca, dove il minerale veniva scaricato, lavato utilizzando l'acqua del torrente Gromolo (laveria), pesato, portato alla schiacciante per esser ridotto di spessore. Infine veniva messo nei sacchi per esser trasportato al porto di Sestri Levante: i magazzini erano probabilmente nell'attuale Via Garibaldi, che era infatti chiamata un tempo “caruggio dell'oro”. È molto probabile che, all'inizio, il minerale da Balicca a Sestri Levante fosse trasportato a dorso di mulo, come raccontato da alcune testimonianze orali, poi tramite carro: il Podestà GioBatta e il figlio Giovanni, che avevano la casa proprio in questa zona, sono stati i concessionari della Società della miniera del trasporto con carri tra il 1883 e il 1941. Parte del minerale veniva scaricato nei depositi di Via Garibaldi per il commercio via mare, mentre un altro quantitativo era depositato presso la ferrovia.

History of the mine

The Libiola mine site was one of Italy's largest deposits of copper and iron sulfides from 1856-64 right through to 1962, and a great economic and social resource for the area. At the end of the 19th century, at the Libiola, Monte Loreto (Masso, Castiglione Chiavarese) and Gallinaria (Casarza Ligure) mines there were 422 people at work, including 64 boys and girls aged under 14. A cableway left from Boeno where there were a number of mine buildings and continued here to Balicca, where the minerals were unloaded, washed with water from Gromolo stream (the washhouse), weighed and then taken to the press for their thickness to be reduced. Lastly, they were put into sacks for transport to the Sestri Levante harbour. The storerooms were probably on what is now Via Garibaldi which was once, in fact, called 'the gold alleyway'. It is extremely likely that the minerals were initially transported on mules from Balicca to Sestri Levante, as certain oral testimony confirms, and then via cart. Podestà GioBatta and his son Giovanni, who lived precisely in this area, were the mining company's agents for cart transport from 1883 to 1941. Some of the minerals were offloaded in the Via Garibaldi warehouses to be traded by sea, while a further quantity was deposited at the railway station.

    Perché una miniera

Le formazioni geologiche affioranti nell'area di Libiola hanno età compresa tra il Giurassico medio (circa 160 milioni di anni fa) e il Cretacico Superiore (circa 80 milioni di anni fa) ed appartengono ad unità tettoniche attribuite alle cosiddette Liguridi interne dell'Appennino Settentrionale, cioè a frammenti della crosta di un antichissimo oceano che separava il continente europeo dal continente africano. Nel corso dell'orogenesi appenninica le unità tettoniche appartenenti alle Liguridi sono state appilate (sovrascorse) sul margine continentale europeo. A Libiola mancano alcune delle formazioni sedimentarie che si formarono sul fondo dell'oceano a partire dal Giurassico superiore (diaspri, calcari a Calpionelle e brecce poligeniche) e che sono invece ben conservate nella vicina Val Graveglia. A sud delle miniere, infatti, le serpentiniti e i basalti (Complesso Vulcano sedimentario del Bargonasco) si trovano a diretto contatto con le formazioni sedimentarie costituite dall'alternanza di strati di argilloscisti, siltiti e calcilutiti e da strati di siltiti, marne ed arenarie attribuibili alle formazioni cretaciche delle argille a Palombini e degli Scisti Zonati (Gruppo del Lavagna). La collina di Libiola è nota fin dall'Età del bronzo per la presenza di solfuri di ferro e di rame, tracce di oro e argento. Il principale giacimento si sviluppa prevalentemente nella formazione dei basalti (sia i basalti a pillow che i basalti brecciati) ed ha una potenza stimata di circa 250m con un grado di rame variabile dal 5 al 14%. Le mineralizzazioni, di tipo massivo, si ritrovano sotto forma di corpi lenticolari di dimensioni da metriche a decametriche: sono presenti Pirite (solfuro di Ferro FeS2), Calcopirite (solfuro di Rame e Ferro CuFeS2) e Blenda [Solfuro di Zinco o (Zn,Fe)S]. Sia nei basalti che nelle serpentiniti sono inoltre presenti mineralizzazioni disseminate, ad esempio in sostituzione delle variole dei basalti a pillow, o concentrate in vene lungo piani di frattura delle rocce (stockworks). Le mineralizzazioni a solfuri di Libiola sono associate all'attività vulcanica di fondo oceanico e si sono prodotte attraverso la circolazione di fluidi idrotermali lungo piani di faglia.

Why mining

The geological formations surfacing in the Libiola area date from the Middle Jurassic (approx. 160 million years ago) to the Upper Cretaceous (approx. 80 million years ago) and belong to tectonic units attributed to the so-called Internal Ligurids of the Northern Apennines, i.e. to fragments of the crust of an ancient ocean which separated the European from the African continent. During the Apennine orogeny the tectonic units belonging to the Ligurids piled up (thrust over) the European continental margin. Some of the sedimentary formations which formed on the ocean floor from the Upper Jurassic onwards (jaspers, Calpionella limestones and polygenic breccias) are lacking in Libiola but well conserved in nearby Val Graveglia. South of the mines the serpentinites and basalts (Bargonasco Volcano-Sedimentary Complex) are in direct contact with sedimentary formations made up of alternating layers of clay shales, siltites and calcilutites and by layers of siltites, marls and sandstones datable to Cretaceous formations in Palombini clays and zoned schists (Lavagna Group). Libiola hill has been known since the Bronze Age for the presence of iron and copper sulfides and traces of gold and silver. The principal deposit is in the basalt formation (both pillow and breccia basalts) and its power has been estimated at approx. 250m with a copper grade varying from 5 to 14%. Massive-type mineralisations are to be found in the form of lenticular bodies in metric to decametric dimensions with pyrite (iron sulfide FeS2), chalcopyrite (copper iron sulfide CuFeS2) and sphalerite [zinc sulfide or (Zn, Fe)S]. Both the basalts and the serpentinites also contain disseminated mineralisations, for example, replacing the varioles in pillow basalts or concentrated into veins along rock fractures (stockworks). The Libiola sulfide mineralisations are associated with volcanic activity on the ocean floor and were produced via the circulation of hydrothermal fluids along fault planes.

    L'acid mine drainage

L'area mineraria è caratterizzata dal fenomeno del Acid Mine Drainage (AMD), prodotto per interazione delle acque con i depositi dei rifiuti di estrazione ricchi di solfuro e con le porzioni non coltivate dei filoni mineralizzati, affioranti e sotterranei. In conseguenza di questo processo la maggior parte delle acque superficiali e sotterranee circolanti a Libiola presentano un'elevata acidità. Le acque generate durante i processi di AMD sono infatti caratterizzate da valori di pH prossimi a 3, elevatissime concentrazioni di solfati e di metalli pesanti (come Cu, Zn, Ni, Co, As, Cd, Pb, Cr) che vengono rilasciati dai solfuri e dalla dissoluzione dei minerali della ganga (il materiale inerte che si trova associato ai minerali di ferro e rame). Quando le acque solfato-acide dei circuiti sotterranei vengono a giorno o si miscelano con acque neutre, si ha la formazione estensiva di precipitati ocracei a causa dell'improvviso mutamento delle condizioni fisico-chimiche, quali la neutralizzazione e l'ossidazione. I precipitati rossastri rinvenibili a Libiola sono composti principalmente da ossidi di Fe (ossidi, ossidrossidi e idrossisolfati), che si presentano perlopiù sotto forma di nanoparticelle (ferrihydrite, ematite, goethite e schwertmannite). La loro formazione è controllata da variazioni a breve o lungo termine di pH, Eh, saturazione, speciazione acquosa e attività batterica. Localmente sono presenti anche precipitati di colorazione biancastra o azzurra per l'abbondante presenza di rame. A causa della bassa cristallinità e della natura dinamica dell'ambiente in cui si sviluppa il fenomeno, le specie solide all'interno dei precipitati sono generalmente instabili e subiscono continue trasformazioni che comprendono dissoluzione/riprecipitazione, ricristallizzazione allo stato solido e crescita cristallina per aggregazione. Tali fenomeni sono ben visibili lungo la strada che dall’abitato di Libiola prosegue verso gli edifici minerari, nell’area sottostante lo scavo San Giuseppe, lungo il sentiero che porta alla piccola chiesa di San Pietro, e in località Balicca.

Acid mine drainage

The mine area is characterised by Acid Mine Drainage (AMD) resulting from interaction between waters and mine waste deposits rich in sulfides and with the unexcavated portions of the mineralised veins both on the surface and below ground. The outcome of this process is that most of the surface and below ground waters in Libiola are highly acidic. The waters generated during the AMD processes have pH values around 3 and very high concentrations of sulfates and heavy metals (such as Cu, Zn, Ni, Co, As, Cd, Pb, Cr) which are released by sulfides and the dissolution of gangue minerals (the inert material associated with iron and copper minerals). When the underground sulfate-acid waters come to the surface or mix with neutral waters the result is an extensive formation of ochreous precipitates caused by sudden changes in physical-chemical state, such as neutralisation or oxidation. The reddish precipitates found at Libiola are made up principally of iron oxides (oxides, oxyhydroxides and hydroxysulfates) mainly in the form of nanoparticles (ferrihydrite, hematite, goethite and schwertmannite). Their formation was controlled by short or long term variations in pH, Eh, saturation, aqueous speciation and bacterial action. There are also localised whitish or blue precipitates as a result of the abundance of copper. As a result of low crystallinity and the dynamic nature of the environment in which the phenomenon developed, the solid species inside the precipitates are generally unstable and undergo constant transformations which include dissolution/reprecipitation, recrystallisation into a solid state and crystalline growth by aggregation. These phenomena are clearly visible along the road from the town of Libiola to the mine buildings, in the area below San Giuseppe excavation, along the footpath leading to small church of San Pietro and in Balicca.

      La successione geologica

Nella successione geologica, partendo dal basso, cioè dalle rocce più antiche, troviamo le serpentiniti, rocce dal colore nero - verdastro, fittamente fratturate che affiorano presso Villa Montedomenico e Villa Tassani. Esse derivano dal processo di serpentinizzazione delle peridotiti, rocce tipiche del mantello terrestre risalite al fondo dell'oceano in una fase di assottigliamento crostale. La serpentinizzazione consiste nell'idratazione dell'olivina e del pirosseno presenti nelle peridotiti con loro trasformazione nel minerale serpentino (un silicato idrato di magnesio) e in magnetite. Proseguendo verso l'alto, avvicinandoci a noi temporalmente, individuiamo una breccia costituita da frammenti da decimetrici fino a metrici di serpentiniti inglobate in una sabbia cementata, anch'essa di natura serpentinitica: rappresentano il risultato della cementazione di antichissime frane sottomarine causate verosimilmente dai frequenti terremoti che accompagnarono un'intensa attività vulcanica sul fondo dell'oceano. Le formazioni geologiche che seguono, i gabbri e i basalti, sono infatti rocce tipicamente associate all'attività vulcanica presente lungo tutte le dorsali medio oceaniche. I gabbri, osservabili nei tornanti della strada che dal fondo valle sale a Libiola, rappresentano il risultato del lento raffreddamento di magmi ricchi in ferro e magnesio. La roccia è riconoscibile per la presenza di bei cristalli verdi lucenti (pirosseno) e bianco verdi (plagioclasio). I gabbri di Libiola sono spesso intensamente rodingitizzati per l’effetto prodotto dal metamorfismo di fondo oceanico responsabile della trasformazione delle peridotiti del mantello in serpentiniti. Tale processo ha comportato l'aumento di volume, la fratturazione della roccia e la liberazione in soluzione di ioni calcio che reagendo con le rocce a contatto ha formato idrogranato, grossularia, diopside, clinocloro, vesuviana, clinozoisite, e prehnite. I basalti rappresentano la formazione geologica maggiormente diffusa nell'area mineraria dove affiorano con la caratteristica forma sferoidale o di castagna rovesciata (“pillow lava“ o lave a cuscino). Si tratta di rocce vulcaniche dal colore variabile dal verde scuro al bruno ruggine e fino al rosso violaceo. Essi derivano dal rapido raffreddamento dei medesimi magmi ricchi in ferro e magnesio che produssero i gabbri. Nel caso dei basalti, i fusi hanno trovato una via per raggiungere il fondale dell'oceano e, al contatto con le fredde acque marine, si sono solidificati in blocchi rotondeggianti che, rotolando gli uni sugli agli altri lungo le pendici degli antichi vulcani, hanno formato gli appilamenti di lave a cuscino (pillow) oggi osservabili a Libiola. Le rocce basaltiche presentano un grado di fratturazione estremamente variabile e, localmente, possono perdere l'originaria struttura a pillow ed assumere la forma di vere e proprie brecce. Una volta conclusa la fase vulcanica, il fondo dell'oceano fu interessato dalla deposizione di fanghi marini, prima silicei, poi calcarei e quindi con sempre maggiore componente terrigena (argille, limi e sabbie).

Geological sequence

Starting from the lowest part of the geological sequence, i.e. from the oldest rocks, we find serpentinites, black and greenish highly fractured rocks surfacing in Villa Montedomenico and Villa Tassani. These derive from a serpentinisation process of peridotites, rocks characteristic of the Earth's mantle which rose to the bottom of the ocean during a phase of crustal thinning. Serpentinisation consists of the hydration of the olivine and pyroxene present in peridotites and their transformation into serpentine minerals (a hydrated magnesium silicate) and magnetite. Moving upwards into more recent rocks a breccia can be identified which is made up of decimetric to metric fragments of serpentinites set in sand cement, also serpentinite: this is the result of extremely old cementing of undersea landslides probably caused by the frequent earthquakes which accompanied intense volcanic activity on the bottom of the ocean. The geological formations which follow this, gabbros and basalts, are in fact typically associated with volcanic activity along all the mid-ocean ridges. The gabbros, observable along the bends in the road which climbs up from the valley floor to Libiola, are the result of the slow cooling of iron and magnesium rich magmas. The rock stands out for the presence of attractive shiny green crystals (pyroxene) and greenish white (plagioclase). Many of the Libiola gabbros are intensely rodingitised as a result of the ocean-floor metamorphism responsible for the transformation of the mantle peridotites into serpentinites. This process increased the volume and fracturing of the rocks and freed calcium ions which reacted with the rocks they came into contact with, forming hydrogarnet, grossular, diopside, clinochlore, vesuvianite, clinozoisite and prehnite. Basalts are the mine area's most frequent geological formations, with their characteristic sphere or upside down chestnut shapes (piIIow lava). These are volcanic rocks of various colours ranging from dark green to rust brown and purplish red. They are the result of the rapid cooling of the iron and magnesium rich magmas which produced the gabbro. In the case of the basalts, these melts found a way into the ocean floor where, in contact with cold seawater, they solidified into rounded blocks which rolled on top of one another along the slopes of ancient volcanoes and formed piles of pillow lavas, such as those visible in Libiola. The degree of fracturing of these basalt rocks is extremely variable and in some areas their original pillow structure has broken up into breccia. Once the volcanic phase was over sea muds were deposited on the ocean floor, initially siliceous, then calcareous, and later with increasingly large terrigenous components (clay, loam and sand).

    Il manico di piccone

La piccola struttura rotonda, in pietra a vista, situata poco al di sopra del pozzo Brown era la polveriera. Nel 1889 a Libiola si contavano diversi edifici minerari e polveriere. L’estrazione del minerale avveniva attraverso 18 gallerie su 20 livelli, 7 coltivazioni all’aperto e 30 pozzi che mettevano in comunicazione le gallerie dei vari livelli: i vagoni scorrevano sui binari e trasportavano il materiale estratto (ogni carrello portava circa 700 kg. di materiale); dal pozzo Brown fino all’area di cernita si potevano fare fino a 20-22 viaggi al giorno. Dal 1867 la miniera fu di proprietà della società bancaria Granet & Brown, i cui soci fondatori erano di origine inglese. Nel 1868 venne fondata la “The Libiola Mining Company Limited” di Londra, che fu proprietaria della miniera fino al 1928 e che garantiva l’esportazione del minerale in Inghilterra. Nel 1876 il direttore della miniera Fredrick Yeats Brown e lo scienziato e studioso Arturo Issel recuperarono in un cunicolo, scoperto dallo scavo del pozzo Brown, alcuni utensili ritenuti “di un’epoca anteriore all’uso del ferro”: è giunto fino a noi soltanto il manico di piccone in quercia, esposto al Museo di Archeologia Ligure di Genova Pegli, e il cui calco è visibile al MuSel – il Museo Archeologico e della Città di Sestri Levante. La datazione radiocarbonica effettuata su questo reperto lo riconduce all’Età del Rame (fra 3500 e 3100 a.C.) e permette di attribuire le prime attività estrattive a Libiola ai minatori preistorici, che lavoravano in quest’area più di 5000 anni fa. Ciò testimonia che la miniera di Libiola, così come quella vicina di Monte Loreto (dove oggi si trova il MuCast – Museo Archeominerario di Castiglione Chiavarese), è una delle più antiche dell’Europa Occidentale ad oggi conosciute.

The pickaxe handle

The small round building in exposed stone located just above the Brown shaft was a powder magazine. There were various mine buildings and powder magazines in Libiola in 1889. The mineral was extracted via 18 tunnels on 20 levels, 7 open pit mines and 30 shafts which linked up the tunnels on the various levels. The wagons ran along the rails and transported the material extracted (each cart carried approximately 700 kg of material) and from the Brown shaft to the sorting area they could complete up to 20-22 trips per day. From 1867 the mine was owned by banking firm Granet & Brown whose founders were of English origin. The Libiola Mining Company Limited was founded in 1868 in London and owned the mine until 1928 and exported the mineral to England. In 1876 mine's director Fredrick Yeats Brown and scientist and scholar Arturo Issel found certain utensils held 'to predate the use of iron' in a narrow underground tunnel during excavations at the Brown shaft. The only object to have come down to us is an oak pickaxe handle on display at Museo di Archeologia Ligure di Genova Pegli, and a cast of which can be seen at MuSeI, the Sestri Levante Archaeological and Town Museum. Radiocarbon dating of this find dated it to the Copper Age (from 3500 to 3100 BC) and this has enabled mining at Libiola to be dated back to prehistoric times, with miners at work here more than 5000 years ago. This shows that the Libiola mine, like the nearby Monte Loreto mine (where MuCast, the Archaeo-Mineralogical Museum of Castiglione Chiavarese, is now located) is one of the oldest in Western Europe currently known to us.

    Dove mettere gli scarti

Nel territorio alle spalle di Sestri Levante sono stati individuati giacimenti di materie prime, in cui già oltre 5000 anni fa l’uomo svolgeva attività estrattive: minerale di rame (qui, a Libiola - Sestri Levante e a Monte Loreto - Castiglione Chiavarese, dove oggi si trova il MuCast – il Museo Archeominerario) e materiale litico (cava di estrazione del diaspro in Valle Lagorara - Maissana, La Spezia). L’antichità dello sfruttamento del rame è testimoniata, oltre che dal ritrovamento del manico di piccone rinvenuto in un cunicolo nello scavo Brown, anche dai recenti rinvenimenti di un mazzuolo e di una macina in pietra, ora esposti al MuSel – il Museo Archeologico e della Città di Sestri Levante, che erano utilizzati dai minatori preistorici per l’estrazione e la lavorazione del minerale: il mazzuolo è stato recuperato proprio presso l’attuale Scavo San Giuseppe. L'estrazione dei solfuri ebbe il massimo sviluppo tra la fine dell'800 e il primo ventennio del ventesimo secolo, sotto la direzione di compagnie inglesi. Di quel periodo sono ancora parzialmente conservati due degli scavi a cielo aperto, le discenderie e le gallerie. Queste ultime si articolano su 20 livelli da quota 320 m slm a quota 70 m slm per un'estensione planimetrica di circa 70 ettari. Quando la miniera di Libiola era attiva, tra Ottocento e Novecento, gli scarti della lavorazione vennero accumulati prevalentemente in due grandi corpi di discarica, oggi abbandonati e soggetti all'erosione e al franamento. Una delle due è questa, scavo S. Giuseppe, e si presenta come un'area semi-pianeggiante delimitata su tre lati da ripide scarpate: qui si trovano gli imbocchi di sei gallerie. L'elevata concentrazione di metalli impedisce l'attecchimento della vegetazione e la formazione del suolo, per cui il paesaggio resta spoglio o con rada vegetazione pioniera.

Where to put the waste

Deposits of raw materials have been found in the area behind Sestri Levante which show that mining was going on here over 5000 years ago: copper minerals (here in Libiola - Sestri Levante and at Monte Loreto - Castiglione Chiavarese, site of MuCast, the Archaeo-Mineralogical Museum) and stone (jasper extraction quarry in Valle Lagorara - Maissana, in La Spezia province). The ancient origins of copper mining here is testified to by both the finding of the pickaxe handle in a narrow underground tunnel in the Brown shaft and by the recent discovery of a mallet and a millstone now on show at MuSeI, the Sestri Levante Archaeological and Town Museum, which were used by prehistoric miners to extract and work the mineral. The mallet was found at the modern San Giuseppe excavation. Sulfide extraction peaked from the end of the 19th century to the first twenty years of the 20th century, under the direction of English companies. Two open pit mines and the winzes and tunnels of that period are still partially conserved. These latter are on 21 levels from 320 to 70 metres above sea level covering a planimetric extension of around 70 hectares. When the Libiola mine was active, in the 19th and 20th centuries, mine waste was mainly accumulated in two large dumps which are now abandoned and subject to erosion and landslides. One of these is the San Giuseppe excavation, a semi-flat area closed off on three sides by steep slopes on which the entrances to six tunnels are located. The high concentration of metals prevents vegetation growth and soil formation and the landscape is thus barren or hosts only sparse pioneer plants.

Modalità di accesso

a piedi o in auto seguendo la strada asfaltata che sale da Santa Vittoria di Libiola a Tassani

Indirizzo


Ex Miniere di Libiola, 16039 Sestri Levante GE, 16039

Contatti

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Pagina aggiornata il 23/02/2024

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