STUDIO ACQUE LIBIOLA area_tecnica.jpg

 

 


L’area denominata “sito ex Miniere di Libiola” ha un’estensione di circa 520.000 mq e qui, sino agli anni ‘50/’60, si estraevano solfuri di ferro e rame in quantitativi consistenti tanto da essere considerato, come si evince da pubblicazioni agli atti, sito d’importanza a livello nazionale in quanto miniera di calcopirite.

Nel 1965 il sito è stato dismesso in quanto l’estrazione dei minerali risultava in esaurimento e l’area è stata venduta ad un soggetto privato, tutt’ora proprietario.

Il sito minerario è caratterizzato da una fitta rete di gallerie sotterranee su diversi livelli, in stato di degrado più o meno accentuato. L’infiltrazione di acque superficiali, soprattutto piovane, determina l’asportazione dei minerali presenti nelle rocce.

Le acque di scorrimento delle gallerie minerarie si saturano di elementi quali rame, nichel, cromo che danno il caratteristico colore ocraceo alle acque del torrente Gromolo in cui confluiscono.

Mediante la Regione Liguria, in accordo con il Ministero dell'Ambinte, sono stati effettuati primi interventi per limitare lo scorrimento delle acque all'interno delle gallerie minerarie ma, soprattutto, grazie ad ARPAL, è stato effettuato uno studio del rischio sanitario ed ambientale associato a tali contaminazioni, anche mediante sondaggi ed analisi, accertando che il rischio associato per il recettore umano si mantiene al di sotto delle soglie di rischio.

Per visionare studio completo:  pdf Studio del rischio associato alla contaminazione generata dalle ex miniere di Libiola (4.45 MB)
Per ulteriori chiarimenti e informazioni è possibile contattare l'Ufficio Progetti Intersettoriali, Ing. Giorgia Nebbia tel. 0185 478201, mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.